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RISCHI DI CONTAGIO DI MALATTIE INFETTIVE
Fonte: “Manuale di medicina dello sport applicata al calcio”-Leonardo
Vecchiet. SSS Roma 2005
Cap. 11, par. III: Nozioni di Igiene dello sport – G. Parise e Maria Grazia
Rubenni
A. AIDS
Il virus HIV, responsabile dell’AIDS, si trasmette con il sangue e per via
sessuale. La diffusione dell’infezione HIV anche al di fuori dei gruppi
considerati finora a rischio ha suscitato interesse e preoccupazione anche nel
mondo dello sport. A tutt’oggi, tuttavia, fortunatamente sono stati riportati
soltanto pochi casi, e non assolutamente certi, di contagio avvenuto durante
l’attività sportiva. Pur essendo molto basso il rischio di contagio
nell’attività sportiva, è, tuttavia, necessario eliminare ogni fattore e
condizione di rischio. Le principali misure da adottare sono quelle tese ad
evitare il contatto con il sangue di altre persone che possono essere così
riassunte:
- usare strumenti di protezione per le parti del corpo a maggior rischio
traumatico nelle diverse discipline ( es. parastinchi nel calcio);
- allontanare dal campo l’atleta che presenti ferite sanguinanti facendolo
rientrare solo dopo che la perdita si sia fermata e la ferita sia stata
protetta;
- pulire immediatamente ed accuratamente la parte eventualmente venuta a
contatto con il sangue;
- non utilizzare per la detersione delle ferite secchio e spugna, ma soltanto
materiale monouso;
- evitare l’uso promiscuo di asciugamani, rasoi ed altri oggetti che possono
venire a contatto con il sangue;
- utilizzare materiale monouso per la terapia iniettiva;
- lavare le attrezzature sportive sporcate con sangue con una soluzione di
varechina ed acqua nel rapporto di 1 a 5; per gli indumenti risulta sufficiente
invece il calore ( es. lavaggio in lavatrice a 60°).
B. Epatite
Le norme igieniche su esposte valgono anche per evitare il contagio di altre
malattie infettive trasmissibili con il sangue quali l’epatite virale B e C. La
trasmissione dell’infezione avviene, oltre che dalle persone malate, anche dai
così detti ‘portatori sani’ che, pur godendo buona salute, presentano il virus
nel sangue. È importante sottolineare che, a differenza del virus HIV, questi
virus risultano estremamente resistenti nell’ambiente, conservandosi per lungo
tempo, e che per la trasmissione sono sufficienti piccolissime quantità di
virus.
C. Mononucleosi
La mononucleosi è una malattia virale, frequente in età giovanile,
caratterizzata dalla comparsa di febbre, mal di gola (faringite), ingrossamento
dei linfonodi (linfoadenopatia), malessere generale, ingrossamento della milza
(splenomegalia) e aumento nel sangue dei globuli bianchi della serie
linfocitaria (linfocitosi). La trasmissione avviene attraverso la saliva: una
delle modalità più frequenti di contagio sembra essere rappresentata dal bacio,
ma anche l’uso di bere dallo stesso bicchiere o bottiglia sembra svolgere un
ruolo importante.
Nella maggior parte dei casi la malattia è lieve e si risolve spontaneamente nel
giro di circa 2 – 4 settimane. In un certo numero di casi, però, insorge epatite
e la splenomegalia può essere di grado notevole rendendo la milza suscettibile
di rottura in seguito a traumi anche di lieve entità. E’ per questa ragione che
in caso di mononucleosi l’atleta dovrà tornare ad allenarsi dopo almeno una
settimana dalla scomparsa completa della sintomatologia, e nel caso di
splenomegalia notevole tale rientro dovrà essere posticipato anche di molto.
D. Micosi
Le micosi sono infezioni cutanee prodotte da miceti (funghi). La forma più
frequente è localizzata a livello dei piedi, nei solchi interdigitali, e
costituisce il così detto piede d’atleta. L’infezione, che si presenta con
chiazze di cute arrossata e desquamante, viene contratta generalmente per la
mancata osservazione di alcune elementari norme di igiene, come camminare negli
spogliatoi e fare la doccia a piedi scalzi o scambiarsi indumenti quali
asciugamani o scarpe. Dal momento che la proliferazione dei miceti è favorita
dall’ambiente caldo – umido che si realizza all’interno della calzatura sportiva
in seguito alla sudorazione, una norma igienica da seguire dovrebbe essere anche
quella di non riporre dopo l’uso le scarpe in contenitori di plastica che creano
un microclima adatto alla proliferazione dei microrganismi. Una accurata igiene
delle parti e l’uso di prodotti antimicrobici sono in grado di dominare il
problema.